In Italia emerge una società preoccupata per il Pianeta. Ma a cosa pensano di più le persone? Ascolta il podcast
Crisi climatica, inondazioni, inquinamento: le preoccupazioni ambientali degli italiani sono numerose. Nonostante ciò, persiste il mistero su come tali timori non si traducano in un sostegno alle politiche ambientaliste.
Ne abbiamo parlato con Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia
L’emergenza ambientale che preoccupa di più gli italiani? È la paura dei cambiamenti climatici (20,9%) e dei loro effetti più evidenti come siccità e inondazioni (17,4%), due voci che insieme riguardano quasi 4 italiani su 10, seguiti dall’inquinamento dell’aria (10,8%) e dell’acqua (8,9%).
Questi i principali dati dell’indagine Le emergenze ambientali e il rischio di estinzione secondo gli italiani, effettuata da AstraRicerche per Greenpeace Italia nei mesi scorsi. Come evidenzia Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia, gli italiani temono anche la mancanza di accesso all’acqua potabile (8,5%), l’impatto delle sostanze chimiche su salute e ambiente (7%), l’aumento della quantità di rifiuti (6,7%), la presenza di un’agricoltura non sostenibile e allevamenti intensivi (5,3%), la deforestazione (4,3%), la necessità di proteggere le specie e gli ecosistemi (4,1%), l’erosione del suolo (2,9%). Anche se sono i più giovani a lanciare in modo più clamoroso l’allarme per la salute del pianeta, la ricerca dimostra che ad essere più preoccupato per la crisi climatica in atto è chi appartiene alla generazione dei baby boomer, vive nell’Italia centro-settentrionale e in città medio-grandi.
Dall’indagine emerge il quadro di una società “multi allarmata”, ma come queste convinzioni e timori “ambientalisti” si trasformino poi nel voto a forze politiche che minimizzano gli impatti del cambiamento climatico o addirittura li negano e propongono quasi ogni giorno politiche anti-ambientaliste, rimane un mistero. Così come è un mistero che, di fronte a questa maggioritaria paura/attenzione per i rischi climatici e ambientali, i partiti che li mettano al centro dei loro programmi riescano a malapena ad entrare in Parlamento.
In questo contesto si colloca l’azione di sensibilizzazione di Greenpeace per rilanciare una crescita green nel nostro Paese. Al centro dell’attenzione efficienza energetica e fonti rinnovabili, che oltre ad essere settori strategici per il futuro, possono infatti dare molta occupazione duratura e qualificata. Lo scenario energetico di Greenpeace da quello della confindustriale Elettricità Futura, secondo la quale la transizione potrebbe mettere in gioco, in tutta la filiera industriale, oltre 500 mila nuovi posti di lavoro.
Compito dei cittadini e dei giovani è fare pressione e protestare quando il governo tenta di bloccare questi settori che, a tutti gli effetti, rappresentano un pezzo del nostro futuro sia per l’ambiente che per l’occupazione.
Se ci sarà una prospettiva anche economica per l’Italia, questa sarà legata anche all’ambiente, sia nel senso classico che nel senso delle nuove produzioni “verdi” di beni e servizi. Questa è la sfida per il futuro e dunque è quella che più dovrebbe interessare le nuove generazioni.
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09 ottobre 2023
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