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Intervista a Lisa Iotti sulla distrazione

Il sistema digitale ha ridotto la nostra capacità di concentrazione a pochi istanti, meno di un pesce rosso. Che fare? Ascolta il podcast con la nostra intervista esclusiva a Lisa Iotti, giornalista e scrittrice

Otto secondi rappresentano oggi la nostra curva d’attenzione abituale, il tempo medio dopo il quale la nostra mente perde il fuoco: quando leggiamo un articolo, quando ascoltiamo una musica, quando vediamo un filmato, quando parliamo con gli altri. Nell’era dell’iperconnessione e della dipendenza dagli smartphone non riusciamo più a mantenere la concentrazione su nulla. Lo spiega in 8 secondi. Viaggio nell’era della distrazione (Il Saggiatore, pagine 242, euro 19), Lisa Iotti, inviata del programma di Raitre Presa Diretta, che mette in chiaro quanto sia radicata l’“ossessione” da smartphone e quanto sia difficile farne un uso più equilibrato.

Il titolo del volume è ispirato a una ricerca della Tate Gallery di Londra, secondo la quale il tempo di permanenza di un visitatore davanti alle opere d’arte esposte in un museo è al massimo di otto secondi. Il tempo di un clic e via. Otto secondi sono il limite massimo di concentrazione che siamo disposti a impiegare prima di tornare a distrarci per un messaggio Whatsapp, una notifica Facebook, prima di girare lo sguardo o lasciarci incuriosire da un video qualunque.

Cosa ci perdiamo a lasciaci vagare alll’infinito in Rete sommersi da informazioni in gran parte irrilevanti? Non si tratta soltanto di una perdita di tempo. Questo comportamento sta già alterando i meccanismi del nostro cervello, trasformandoci in individui più superficiali, meno capaci di argomentare e di approfondire. E, soprattutto, di decidere ciò che è rilevante da ciò che invece non lo è. Allora come ci si libera dall’eccesso di smartphone, che ci rende presenti con gli assenti e assenti con i presenti?

Lisa Iotti ci invita a disconnetterci per qualche ora, uscire dal loop, riprenderci le pause, i periodi d’inattività, leggere un buon libro cartaceo prendendoci tutto il tempo che serve, riappropriandoci di tutto ciò che è necessario per recuperare il controllo su come e cosa pensare. Sarebbe sufficiente fermarci e dedicare anche solo dieci minuti di tempo per osservare un testo, un’opera con più attenzione di quanto l’occhio potrebbe vedere a prima vista e di provare a frenare la nostra mente prima di fare tutto quello che ci richiedono i nostri dispositivi, per disinnescare il pilota automatico con cui reagiamo invece di agire. Dieci minuti sono un’eternità nella nostra epoca iperconnessa, ma un utile esercizio di resistenza attiva contro lo sgretolamento della nostra attenzione sovrastimolata.

26 aprile 2021

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