Il 30% delle emissioni climalteranti proviene dal sistema agroalimentare: cosa non va? Ascolta il podcast
È sotto gli occhi di tutti che qualcosa non va nel modo in cui produciamo il cibo e lo mangiamo. Il sistema agroalimentare è responsabile di oltre il 30 per cento delle emissioni di gas serra che causano i cambiamenti climatici, impoverisce e inquina le acque e i suoli e contribuisce alla distruzione della biodiversità. Come se non bastasse, un terzo del cibo prodotto viene sprecato mentre centinaia di milioni di persone soffrono la fame o sono affette da patologie legate alla malnutrizione. Ma le aziende possono fare qualcosa. Ne abbiamo parlato con Carlo Alberto Pratesi, docente di Marketing presso l'Università degli Studi Roma Tre e autore de "Il cibo perfetto" (edizioni Ambiente, 2022).
Nel percorso per ridurre l'impatto ambientale del sistema agroalimentare, le imprese possono fare qualcosa scegliendo l'economia circolare e soprattutto, l'impegno e la responsabilità. Ne è convinto Carlo Alberto Pratesi che nel volume Il cibo perfetto. Aziende, consumatori e impatto ambientale del cibo (Edizioni Ambiente, 2022), esamina tutti passaggi della filiera agroalimentare, dal campo alla tavola, e per ognuno di essi indica impatti e possibili percorsi di riduzione delle emissioni in un’ottica di circolarità.
Dai fertilizzanti agli agrofarmaci, dai metodi per rigenerare i suoli all’utilizzo dei Big Data e dell’Intelligenza artificiale in agricoltura, fino a questioni più quotidiane come la scelta tra i vari tipi di imballaggi o le produzioni bio o quelle convenzionali, si delinea un percorso credibile per consumatori e aziende che vogliono produrre e mangiare in modo davvero sano e sostenibile.
Non esiste un tipo di produzione ideale rispetto ad altre per quanto riguarda l’impatto sull’ambiente: dipende dal genere di alimento e dalla destinazione di mercato. Ad esempio, non sempre i prodotti a “chilometro zero” risultano essere la soluzione più ecologica, come anche i prodotti del commercio equo e solidale, che non sono certamente a chilometro zero.
Non esiste nemmeno il cibo perfetto, molto dipende anche dal nostro comportamento e dalle conoscenze che abbiamo. Un esempio è la pasta: noi italiani la mangiamo praticamente tutti i giorni ma non pensiamo all’impatto ambientale che può avere il tempo di ebollizione. In tal caso, per quanto il produttore abbia fatto di tutto per essere sostenibile, non mettere il coperchio sulla pentola o lasciare l’acqua bollire prima di buttare la pasta, rende inutile qualunque sforzo.
Per nessuno, quindi, è facile diventare sostenibili, ma è giusto che tutti inizino a pensare come possiamo di fare di meglio, la perfezione non può esistere.
Paradossalmente essere ecologici al 100% è un’utopia: non si dovrebbero avere figli, né tantomeno animali… ma occorre pur vivere dignitosamente, quindi occorre trovare tra i tanti possibili stili di vita, quello che sia oggettivamente più sostenibile.
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10 ottobre 2022
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