Intervista a Stefano Oliviero, scrittore e ricercatore dell'Università degli Studi di Firenze sul valore formativo dei consumi
Il consumo riguarda le nostre vite, riguarda le nostre identità, individuali e collettive, definisce ciò che siamo. Ormai se ne riflette non più soltanto nell’accezione negativa del consumare e del distruggere, occorre abbandonare una visione morale rispetto ai consumi per acquisire una visione che permetta di studiare più a fondo il fenomeno, per essere veramente consapevoli di quanto i processi di consumo siano processi formativi.
Come spiega Stefano Oliviero, ricercatore di Storia della Pedagogia presso il Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia dell'Università degli Studi di Firenze, il fenomeno dei consumi, soprattutto nella sua dimensione di massa, rappresenta senza dubbio uno dei nuovi canali formativi prevalenti, in modo diretto, attraverso il ciclo desiderio-acquisto-rifiuto-riciclo di un bene materiale o immateriale, e in modo indiretto, ovvero mediante un universo di valori che è profondamente cambiato con l’avvento dei consumi di massa.
Nel corso del Novecento i consumi hanno svolto una funzione fondamentale nello sviluppo della società, nella costruzione delle identità nazionali, dei ruoli e dei rapporti sociali, contribuendo anche alla ridefinizione della stratificazione sociale, dei generi e delle generazioni.
Nella riflessione si è progressivamente passati dalla lettura dei consumi solo come fonte di alienazione e di materialismo per scoprirne la dimensione creativa. La scuola, comunità educativa e luogo per la formazione sia dell’uomo che del cittadino, deve porsi il problema di insegnare ai ragazzi a vivere l’era della globalizzazione senza subirla, a promuovere stili di vita sani, a favorire comportamenti responsabili nei confronti dell’ambiente, a perseguire insieme a quello individuale, il benessere collettivo in modo sostenibile e nel rispetto delle risorse disponibili.
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Sito dell'Università degli Studi di Firenze
16 ottobre 2017
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