C’è una nuova via su cui corre il turismo: aria pura, ritmo lento, socialità e tanta natura. Intervista a Roberto Mantovani, giornalista e storico dell’alpinismo
Per molti secoli la montagna ha rappresentato un territorio con scarse risorse, in cui la vita delle popolazioni che vi risiedevano non era semplice. La conseguenza è stata un progressivo ed inarrestabile esodo delle popolazioni montane verso le città, alla ricerca di lavoro e benessere economico.
Per questo - come ci spiega Roberto Mantovani, scrittore e collaboratore di numerose testate tra cui Montagne360° del Club Alpino Italiano - l’ambiente montano è stato sempre praticamente ignorato dall’immaginario collettivo e il turismo verso le terre alte è stato pressoché sconosciuto, con l’eccezione di alcuni irriducibili frequentatori, come gli alpinisti, gli escursionisti e gli sciatori.
Fu negli anni del boom economico che si iniziò a rilanciare la montagna, con l’esplosione del turismo di massa. Da quel momento si sono diffusi rapidamente nuovi comprensori sciistici, talvolta con interventi altamente impattanti sull’’ambiente, facendo arrivare a perdere in certe vallate le peculiari caratteristiche delle località montane.
Ormai questo genere di turismo è in crisi, complici anche i costi elevati e la riduzione globale dell’innevamento a seguito dei cambiamenti climatici. I ghiacciai si sciolgono, le riserve d’acqua delle montagne rischiano di prosciugarsi con conseguente perdita di biodiversità e delle forme del paesaggio.
Le nuove strategie di rilancio del turismo montano puntano oggi sugli sport maggiormente a contatto con la natura, quali lo sci nordico, l’escursionismo, la mountain bike, rendendo in tal modo l’offerta turistica più naturale, più autentica, più flessibile e alla portata di tutti, in tutto il periodo dell’anno.
Ma servono investimenti infrastrutturali mirati e proporzionati, per curare il paesaggio, migliorare la viabilità, sviluppare i servizi pubblici e, soprattutto, serve ripensare alla montagna come ad un ambiente unico e ricco di emozioni, con cui misurarsi ed imparare a riconoscere i propri limiti.
Un territorio tutto da percorrere ma anche da gustare, grazie ai numerosi prodotti del suolo, perché anche attraverso i sapori del territorio i visitatori possono pensare al paesaggio che stanno attraversando e dare un nuovo valore alla propria vita quotidiana.
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20 gennaio 2016
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