Intervista ad Andrea Segrè, docente all’Università di Bologna e ideatore di Last Minute Market contro gli sprechi alimentari
In una società in cui la crisi sta sfidando le abitudini di consumo, lo spreco complessivo di cibo rimane elevatissimo: in Italia vale 8,1 miliardi di euro all’anno, circa mezzo punto di PIL, pari a 800 euro a testa. Questi dati analizzando tutta la filiera alimentare, dai campi fino allo smaltimento, mentre sono ormai oltre 10 milioni in Italia le persone che vivono in condizioni di povertà.
Appare sempre più necessario cambiare orizzonte, sostiene Andrea Segrè, docente all’Università di Bologna e ideatore della campagna “Un anno contro lo spreco” e dell’impresa spin off “Last Minute Market”, che dalla fine degli anni ’90 si occupa del recupero di prodotti alimentari e non alimentari invenduti a fini benefici.
La proposta di Segrè, descritta nel suo ultimo volume “Spreco”, consiste nel trasformare il negativo in positivo, individuando nella lotta allo spreco l’opportunità di una inversione di rotta. La rivoluzione culturale è semplice: si parte dalla parola spreco e la si divide in due parti: “spr” è la parte negativa, “eco” quella positiva. Obiettivo, ridurre gli eccessi per far crescere l"eco”, fino ad azzerare lo spreco.
Ancor di più importante alla vigilia delle festività natalizie attribuire il giusto valore al cibo: dentro di esso ci sono il lavoro, il territorio, le risorse naturali limitate, l’acqua, l’energia, i redditi dei lavoratori, la spesa dei consumatori, la questione della fame da una parte e dell’ipernutrizione che conduce all’obesità dall’altra.
Tra le principali azioni da compiere, l’educazione delle nuove generazioni al non-spreco come materia di insegnamento nelle scuole, come strumento di crescita e formazione dei futuri cittadini.
Per informazioni:
http://www.andreasegre.it/
04 dicembre 2014
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